martedì 14 febbraio 2012

Legge 122: il pizzo dello stato verso i lavoratori







E' l'ultimo regalo del vecchio governo verso i lavoratori. si chiama legge 122. cosa è successo? è una legge infilata a dovere per penalizzare i lavoratori dipendenti. in pratica si tratta di ricongiungere l'inpdap che eroga le pensioni per i lavoratori dipendenti con l'inps che eroga nel privato e per l'Inps le donne hanno diritto alla pensione di vecchiaia a 60 anni. Ricordiamo che siamo nel 2010 e l'allora Ministro del welfare Sacconi deve aver pensato che le signore con qualche anno di contributo Inps volessero fare una ricongiunzione di massa e prendersi la pensione di vecchiaia in anticipo, anche se leggermente più bassa. Per impedire questa eventualità, non è stato fatto un provvedimento ad hoc, ma la famigerata legge 122, che riguarda indiscriminatamente tutti, senza calcolare che in questi anni di privatizzazioni, migliaia di cittadini, senza cambiare scrivania, hanno cambiato datore di lavoro, passando dal "pubblico" al "privato" (dai comuni, agli elettrici, ai telefonici), e non sono loro a scegliere dove versare i contributi, perché le regole sono decise da altri. Ora a questi lavoratori, se non vogliono perdere anni di contributi già versati, l'Inps chiede di versarli una seconda volta. Per chi fa domanda di ricongiunzione, la cifra può raggiungere i 300 mila euro. Siccome si tratta per la stragrande maggioranza di semplici impiegati e operai, si è pensato di agevolarli inviandogli a casa le cartelle, comprensive di interessi. Così 215.000 euro diventano 300.000, da pagarsi in 190 "comode" rate mensili di 1.600 euro. Insomma, la signora della seconda lettera se la caverebbe sopravvivendo senza stipendio per "soli" 15 anni! L'urlo di disperazione è arrivato in Parlamento; ad accorgersi del disastro è stata la deputata del PD Maria Luisa Gnecchi, che ha impiegato un anno a convincere tutti i gruppi parlamentari a porre rimedio, e nel luglio 2011 ha presentato una mozione, votata all'unanimità, per annullare la legge 122. Ma poi il Governo l'ha dimenticata e adesso, dopo che la Fornero ha avviato la sua audace riforma delle pensioni, è ancora ferma in commissione bilancio.

Il problema è che si sono messi a bilancio gli ipotetici incassi, ed ora per rimediare occorre trovare la copertura, e i soldi non ci sono. Ma è possibile prevedere l'incasso di un importo ipotetico che, in questo caso, è diventato "non dovuto"? In una qualunque azienda si chiamerebbe falso in bilancio. Inoltre, dentro la maggioranza che votò la folle 122, c'era un sommo esperto di previdenza, il deputato Giuliano Cazzola...ma non fu consultato. L'onorevole però era presente al momento del voto ed essendo competente in materia, avrebbe potuto accorgersi che stavano rovinando l'esistenza di migliaia di persone, ma anche a lui è sfuggito il senso di quelle due righe. O forse non le ha ha nemmeno lette. Nell'inquietante intervista al collega Bernardo Iovene, che per Report sta scandagliando il mondo degli enti previdenziali, dichiara: "non è stato un errore materiale, ma una scelta politica che si è rivelata sbagliata". Quindi si è voluto consapevolmente fare cassa sulla pelle di onesti e modesti lavoratori, che possono solo svenarsi per fare la ricongiunzione, o andare in pensione totalizzando il minimo. Così, chi pensava di incassare 1800 euro al mese ne prenderà 1200, chi pensava a 1400 ne prenderà 800. Il Ministro Fornero non è responsabile di questa aberrazione, ma non potrà continuare a far finta di niente. Non serve ricordare ogni giorno che sono finiti i tempi del lavoro fisso, perché lo sappiamo già, e qualificarlo come "monotono" è una presa in giro. Anche i tempi delle pensioni certe se ne sono andati, però chiedere ai cittadini di pagare "il pizzo" quando cambiano datore di lavoro, no, questo no.


(da Report)

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