martedì 31 gennaio 2012

Megaupload: come ti fermo la rivoluzione


Il 19 gennaio 2012, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America ha provveduto a sequestrare il sito Megaupload. Come si riporta nel sito stesso del Dipartimento, il motivo ufficiale del sequestro è la violazione dei diritti d’autore(copyright) e pirateria.

È questo il vero motivo della chiusura di Megaupload o c’è dell’altro? Che cosa era Megaupload?
Megaupload era uno dei più diffusi siti web, dove un utente poteva caricare e scaricare file di qualsiasi tipo, compresi file musicali e film. Gli utenti erano di due tipi: quelli registrati gratuitamente e quelli Premium, che pagavano una quota mensile; gli utenti registrati gratuitamente avevano un limite nella quantità di file che potevano scaricare o caricare; invece gli utenti a pagamento non avevano nessun tipo di limitazione.
Proprietaria del sito era la Megaupload-Limited, una società con sede ad HongKong.



Gli introiti della società, che derivavano ovviamente dalla quota a pagamento a costi non proibitivi, erano enormi, dato che Megaupload era uno dei siti più visitati di Internet; il Dipartimento di Giustizia USA parla di 150 milioni di utenti registrati e 50 milioni di visitatoiri al giorno, ossia il 4% complessivo di tutto il traffico di Internet.
Il sito era in linea dal 25 marzo del 2005, praticamente quasi 7 anni.
Come mai viene chiuso adesso?
La giustizia statunitense non sembra lenta quando deve intervenire a proteggere la proprietà, compresa quella intellettuale. Tutti sapevano cosa fosse Megaupload, per cui sette anni appaiono veramente tanti per un intervento da parte della giustizia.

Il sito è stato chiuso veramente perché violava i diritti d’autore?
A dicembre del 2011, solamente un mese prima del sequestro, Megaupload aveva annunciato un nuovo servizio, il Megabox. Questo servizio è apparso subito come qualcosa di veramente rivoluzionario per il mondo della musica, che avrebbe potuto dare esclusivo potere agli artisti, liberandoli dalla schiavità delle case discografiche. Fino ad oggi, un artista, un cantante, per poter regisitrare e distribuire un disco deve passare attraverso l’intermediazione delle case discografiche, la cui attività consiste appunto nel distribuire opere di terzi ai quali vanno delle percentuali sugli introiti, percentuali decisamente basse; ovviamente un artista che vende milioni di copie guadagna bene, però le case discografiche guadagnano enormemente di più. Ricordiamo che quattro grandi case discografiche (Universal MusicGroup, Sony BMG Music Entertainment, EMI Group e Warner Music Group, conosciuta come WEA) controllano praticamente i tre quarti del mercato discografico mondiale. In sostanza il servizio che si accingeva a offrire Megaupload liberava gli artisti dalle case discografiche, rendendoli unici proprietari della loro opera intellettuale; un artista invece di legarsi ad una casa discografica e guadagnare percentuali irrisorie, pubblicando con Megaupload, in maniera del tutto legale, contratto compreso, avrebbe ottenuto un guadagno del 90% per ogni canzone scaricata. Molti artisti di fama internazionale, per i loro nuovi dischi stavano pensando a Megaupload: Alicia Keys, SnoopDogg, Will.i.am, Kanye West avevano dichiarato il proprio appoggio a Megaupload. L’operazione Megabox, sarebbe avvenuta in modo del tutto legale, senza alcuna violazione del diritto d’autore.

È facile ipotizzare che ciò avrebbe mandato in fallimento le grandi case discografiche. La gisutizia USA, a meno di un mese dal lancio di questo servizio, è stata dunque velocissima nell’attuare contro un provvedimento assolutamente legale che avrebbe potuto mandare in fallimento le grandi multinazionali. Per sette anni, Megaupload ha agito violando effettivamente i diritti d’autore, ma alla fine essendo i danni arrecati alle case discografiche relativamente piccoli, a fronte di guadagni miliardari, si chiudeva un occhio. Oggi che si accingeva ad offrire un servizio del tutto legale, la giustizia interviene a chiuderlo per le violazioni operate negli anni passati.

Fonte: Cronachelaiche.it

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